mercoledì 15 luglio 2020

A Dania, mia moglie

Siamo qua, a un passo dal capolinea, senza nemmeno sapere come ci siamo arrivati.

In realtà lo sappiamo: passo dopo passo, come succede per tutte le cose. Solo che senza rendercene conto erano passi verso il niente, il vuoto, il baratro, la fine... chiamala come vuoi.

E anche questo non è vero. Lo sapevamo, io sicuramente si, quante volte te l'ho detto? Perché non sono stato capace di cambiare strada? Perché ho permesso ad entrambi di arrivare sin qui?

E' davvero solo colpa tua? Davvero non lo credo ma se una colpa mi attribuisco è quella di essermi adeguato, di essermi sentito solo a combattere una battaglia nostra ma voluta solo da me, di aver creduto alla tua sicurezza riguardo la non necessità di condividere amore. Chissà cosa provi e cosa pensi tu?! Tu, così silenziosa da essere più sola e solitaria di me.

Adesso guardo il futuro e non me lo so immaginare, lo vedo vuoto, senza voglia e quindi possibilità di avere di nuovo qualcosa da costruire, è con te che ho costruito tutto ed è senza di te che tutto finisce.

Prima di te non avevo nulla, ero giovane, ambizioso, desideroso di quella famiglia che da sempre sognavo. Dopo di te cosa ci sarà? Solitudine! Un po' per vocazione, un po' perché non mi interessa ricostruire. Davvero non so immaginarmi.

Resterò attaccato a questa famiglia romana? Sicuramente ai miei figli, forse anche a tua madre, glielo devo, spero di esserne capace; chissà se anche a tua sorella e ai suoi figli?! A lei auguro un nuovo inizio.

Alla fine si sopravvive a qualsiasi dolore ma perché non merito un po' di pace?