venerdì 19 luglio 2013

Cavalieri di un altro tempo

Mattinata positiva.

Mi sveglio, ed è già qualcosa, mi guardo intorno timoroso e non

vedo fantasmi....wow!

Scuoto la capoccia e...no, il folletto non c'è...wow wow!!

Leggo sul telefono che il mondo esiste ancora e che piano piano

sta riprendendo a girare...wow wow wow !!!

Dovrei fare barba e capelli, sembro un barbone da stazione ostiense (povere adorate anime!) ma mi sovviene che non ho incontri galanti, che del lavoro me ne frego...vince sticazzi,
a tavolino! Lavo i denti, bevo un caffè, mi copro....si,
difetto antico, io non mi vesto, mi limito a coprirmi,
metto in moto e parto.

Mattinata positiva!

Sembra pure che ho capito come guidare la Gigiona, finalmente siamo pronti a vedere se sta luce a terra è davvero così 
tanta...daje un po' de gas, dai. Imposto le mie rotonde e curve 
con questo nuovo stile e quello che ieri sembrava il limite oggi 
sembra un punto di partenza. Sale la scimmia di curve, il 26 è 
vicino!

Mattinata positiva!

Roma-Fiumicino, solito tragitto, visiera aperta, un pelo di gas, 
sticazzismo scolpito in volto.
Ma...a un certo punto vedo in lontananza una nuvoletta di
bestemmie...ohibò, che si addensa su un casco, un tizio fermo col suo scooter!!

Penso che magari sta facendo tardi al lavoro, penso che magari 
ieri ha mandato affanculo  il suo capo e ora quello lo aspetta 
con l'orologio in mano e la doppietta puntata.

Freccia a destra, accosto, 50 mt più avanti dello sventurato...

per non mettere pressione fisica...conosco l'effetto che
faccio!
Mi si avvicina. Bene, non ha paura.
"Sei rimasto senza benzina?"
"Eh si, c'è un distributore più avanti"
"Si, quello della Q8, dopo il raccordo. Guarda io vado verso 
l'aurelia, ti do un passaggio poi torniamo in dietro sino al
raccordo, poi da lì ti arrangi, va bene"

Ci pensa, mi guarda, mi osserva...non è convinto, l'ho stupito.
"No guarda, fa lo stesso, è qui vicino"

Vicino?? Saranno 2 km che da fare spingendo 200kg di moto, non
sono una passeggiata.

"Ok ciao". 
Gli sorrido e riabbasso la visiera, occhiata allo specchio
sinistro, freccia e gas...vado.

Però...però il folletto...eccolo lì, lo sento il bastardo...ora
arriva.

Mattinata rovinata?!

Un po' si, lo ammetto, riparto un po' più curvo, incassato nelle
spalle, con la consapevolezza e la dimostrazione che in questo 
mondo di merda così ben globalizzato uno stronzo qualunque deve 
per forza essere un pericolo, un ladro di moto, anzichè una
risorsa, uno che ti da un passaggio e non ti chiede nemmeno un
caffè.

Mattinata rovinata!

Ma stamattina il mio motore canta che è un piacere e l'aria è fresca, riapro la visiera e penso che no, non mi interessa! Penso
che io sono un Cavaliere di altri tempi, che sempre mi fermerò
quando vedrò una donzella nel bosco in difficoltà, che insegnerò
a mio figlio che è meglio prendere schiaffi tutti i giorni e
restare fedeli a se stessi che piegarsi a regole non troppo chiare, non condivise.

No, questa mattinata non me la rovina nessuno....stamattina indosso un armatura spessa così,
stamattina sono un Cavaliere di altri tempi

Mattinata positiva!

mercoledì 17 luglio 2013

Urla

URLAAAAAA
URLA CUORE DANNATO
URLA! VAFFANCULO! FATTI SENTIRE!
SPACCATI, SANGUINA, FAI COME CAZZO TI PARE
URLA DANNATO! URLA!
SPACCATI! SPACCAMI! FAMMI A PEZZI!
VIENI...VIENI BASTARDO, DAI...VIENI!!
VIENI SOTTO MERDOSO DAI
DAI CHE TI ASPETTO!
CHE TI CREDI FROCETTO?! EH?!
HO GUARDATO DRITTO IN FACCIA
GENTE 3 VOLTE PIU' GROSSA DI TE
VIENI DANNATO,
NON HO AVUTO PAURA ALLORA
NON HO FATTO PASSI INDIETRO
NON NE FARO' ORA!!
VIENI...VIENI...DAI, TI ASPETT!
IO TI ROMPO...NON MI SERVONO
AUTORIZZAZIONI...IO TI ROMPO
CONTRO UN MURO
DENTRO UN BICCHIERE
O SUL FONDO DI UNA BOTTIGLIA
IO TI TROVO
VIENIO MERDA...IO PRIMA O POI TI SCHIANTO
VIENI...VIENI...CAZZO cazzo..vieni
sono qua....ti aspetto...io ti aspoetto...vieni
dai...vieni...ti prego...per favore
...vieni qua!

(Di seguito la versione originale, scritta...come dire...un po' di getto!)

URLAAAAAA
URLA CUORRE DANNATO
URLA! VAFFANCULO, FATTI SENTIRE
SPACCATI, SANGUINA, FAI COME CAZZO TI PARE
URLA DFANNATO
URLA
SPACCATIO, SPACCAMI, FAMI A PEZZI
VIENI...VIENIO BASTARDO, VIENI
VIENI SOTTO MERDOSO DAI
DASI CHE TI ASPETTO
CHE TIO CREDI FROCETTO?!
HON GUARDATO DRITTO IN FACCIA
GENTE 3 VOLTE TE, VIENI DANNATO,
NON HO AVYTO PAURA
NON HO FATTO IN PASSI INDIETRI
VIENIO VIENI TI ASPETTO
IO TI ROMPO...NON MI SERVONO
AUTORIZXSIONI...IO TI ROMPO
SU UN MIRO, DENTRO UN BICCHIERE
O SUL FONDO DI UNA BOTTIGLIA
IO TI TROVO
VIENIO MERDA...IO PRIMO A POI TI SCHIANTO
VIENI...VIENI...CAZZO cazzo..vieni
sono qua....ti aspetto...i, ti aspoetto...vieni
dai...vieni...ti prego
merda

Così sia

Ci sono cose facili da raccontare.
Ci sono cose che hanno un inizio e una fine: tu osservi, pensi,
valuti, rivaluti e alla fine scrivi, racconti, appunto!
Poi ci sono cose che magari sono già iniziate ma tu non ne hai
ancora coscienza, perché non sono ancora finite e certe cose solo
quando finiscono si rivelano per ciò che sono state,
si manifestano solo a posteriori insomma.
Queste sono le cose difficili da raccontare.
Per farlo si può solo ricorrere alla tecnica dell'interpretazione
degli eventi in corso.
Ma l'interpretazione è soggettiva, dettata dal personale sentire,
da quanto l'evento in essere ti coinvolge, abbraccia e stritola.

Non può esserci obiettività...d'accordo con me?

E allora? Come se ne esce? Bah...basterebbe non avere la presunzione di interpretare certi eventi (situazioni direi,
diventeranno eventi ma ancora non lo sono) anzi adirittura di raccontarli.
Si, è vero, sarebbe sufficiente questo.

C'è però un terzo incomodo, da sempre: il desiderio di conoscere,
prevedere, quasi governare il futuro. O forse anche solo di conoscere intimamente l'anima altrui, per scrutare le possibili
evoluzioni, immaginare scenari quasi fossero reali.

Lascia stare Bennyno mio...lascia perdere!
Day by day. Take it easy.

Eh...lo so...si...vero! Toccherebbe solo esser capaci, esser
nati così, sereni e rilassati, con tanta capacità di...aspettare.
Si, basterebbe saper aspettare e la storia sarebbe lì per te e
potrebbe raccontare, lei si con precisione, come sono andate le
cose.
Invece no! Invece dentro il fuoco brucia, consuma, porta via,

erode, palmo a palmo ogni angolo.
 
Il fuoco genera cenere e nella cenere giacciono sostanze necessarie alla rigenerazione...strano eh? Quanto è perfetta la natura: devi prima bruciare per poter rinascere!

E allora...così sia!

Andiamo via insieme

Non stare lì dai...fa freddo
Dammi la mano dai...andiamo via da qua.
Dai, vieni alzati...andiamo via insieme su!!
Sei fredda...ma che è?!
Alzati dai.
Ma no scema, non di là
Dai non giocare adesso.
Dove vai? Non di là.
Oh ma perchè?
Perchè vai di là.
Siamo arrivati qui insieme
andiamo via insieme, dai.
Non di là cazzo, non di là.
La porta è questa,vieni
So io la strada, tranquilla
Dammi la mano e seguimi.
Appoggiati qui e seguimi.
So io la strada ti dico!
Vieni...vieni...con me
No...non di là...
Perchè...perchè di là
Perchè...

martedì 16 luglio 2013

Adoro le mischie

Guardali


No no, ho detto guardali!!
Osservali, uno a uno, mettici senso critico, riguardali.
Ora immagina.
Immagina di essere uno di loro, uno qualsiasi, quello col
numero che più ti piace.

Non ce la fai eh? Una cosa è amare questo sport, altra averlo
praticato.
Ok, ti spiego una cosa io allora.
In mischia chiusa o ordinata che dir si voglia, quella della foto
insomma, 8 uomini si contrappongono a 8 uomini, scopo di sta
minchiata è guadagnare terreno...non perderne spesso è già un
successo.
Più o meno sono 8/900kg di ciccia e muscoli contrapposti. Si 
sviluppano pressioni notevoli.

Ora riguardali, ti prego...riguardali.

Ho scelto questa immagine perchè evidenzia bene una cosa
fondamentale.
Guarda le braccia di ognuno di loro: si abbracciano! Si legano, in gergo.

Potrei già aver detto tutto, so che non sei stupido...anche se
spesso capisci niente, ma andrò avanti.
Sti otto pirla si legano, si abbracciano, per formare un
tutt'uno, organizzato, compatto, di silenziosa e reciproca
solidarietà...è una società dove vige la regola del tutti per
uno e uno per tutti...una gran bella società!
Si legano per darsi equilibrio, per "bloccarsi" in una posizione
che sia utile e vantaggiosa alla squadra.
Un sacrificio comune per un bene unitario, quello della 
squadra...concetto etereo, effimero e precario.
Eppure è tutto lì....nella squadra!

A volte i piloni, i primi tre davanti, gli unici ad avere l'onore
e l'onere di avere un contatto diretto con l'avversario, prendono
certe tranvate in testa che alla mischia successiva si legano al
solo scopo di restare in piedi, di offrire un appoggio a chi da
dietro deve legarsi a sua volta per assumere la sua posizione.

In questo gioco di equilibri c'è un soggetto fondamentale, senza il quale tutto questo non esisterebbe: il cazzutissimo
avversario!
Nessuna mischia resterebbe in piedi, in equilibrio direi,
senza un avversario. Per questo, non lo dico io, nel rugby non si
gioca CONTRO l'avversario bensì CON...perchè ti serve, perchè
senza non c'è gioco, non c'è divertimeto, non c'è sofferenza.

Bene, ho chiuso. Le metafore sviluppale tu...ma fammi un favore,
guardati attorno e trova la tua squadra, alza un braccio e
legati, se barcolli...legati più forte e lascia che il tuo
compagno ti stringa, lui non sta barcollando e soprattutto ha il
tuo stesso scopo: guadagnare un altro metro di terra!
Baci, stronzo!!

lunedì 15 luglio 2013

Hanno solo giocato a rugby

Tutto comincia nel 1980, su un prato sito dietro una scuola
media di provincia. Fu lì che, grazie a un professore di
educazione fisica,  toccai per la prima volta un pallone ovale.

Si vabbè, ma se partiamo da 32 anni fa...non la finiamo più!!

Vero! Non voglio farla lunga. Dirò solo che da allora, per 20
anni circa, non mollai più quella palla e che, per tutti i 20 anni, vinsi assolutamente niente!
Cioè, qualche partita, parecchie direi, ma nulla di importante,
insomma gli unici trofei li ho sulla pelle perché "ogni ferita
è una medaglia"...che stronzate!

Bene, detto questo possiamo saltare a piè pari i 32 anni che
separano quel periodo dal 12 maggio 2013...
domenica 12 maggio 2013! Che sinfonia...
domenica 12 maggio 2013.

Ore 7:00, suona la sveglia.
Ore 7:30, le Piccole Canaglie si incontrano nella hall
dell'albergo, fanno colazione: casinisti come sempre!
Per loro è una domenica come le altre, solo che oggi si sono
svegliati in un albergo tutti insieme, anziché ognuno a casa
propria.
Ore 8:00, tutti sul pullman, U6, U8, U10 e U12, tutti insieme, come le squadre vere. I capitani per primi, a dettare i tempi, come nelle squadre vere.
Ore 9:00, si arriva alla Ghirada. Ci siamo già stati ieri ma oggi mi sembra ancora più grande...non finisce davvero mai!
Ore 9:40, le piccole canaglie hanno preso posto sul campo che
ospiterà le prime due partite, quelle del girono eliminatorio:
o le vincono entrambe o sono fuori. 
I coach li fanno riscaldare, li caricano.
Io sistemo acqua, cioccolata, borse, tute...mi occupo della
logistica insomma.
Ogni tanto li passo in rassegna: un cinque a ognuno,
divertitevi piccoli e dateje forte!

I genitori leggono la mia tensione dietro gli occhiali scuri,
mi conoscono. Accettano qualche rispostaccia che rifilo loro,
mi vogliono bene, sanno che ne voglio ai loro figli.
Ore 10:00, puntuale, l'arbitro fischia l'inizio!
Piccole Canaglie contrapposte a Vendramin Rugby Paese...squadra veneta vivaio della Benetton..mica Fiumicino Rugby!!
Spazzati via: Piccole Canaglie 12-Vendramin 1.

Dietro gli occhiali scuri occhi lucidi, mi controllo:
cazzo Benny dai, hai 44 anni!

Loro non lo sanno, per loro è una domenica qualunque.

Seguono altre 5 partite. Tra una e l'altra la tensione sale e
scende, come un ascensore impazzito. Il cuore pompa adrenalina.
Durante le partite urlo, incito, consiglio, esulto.
Durante le soste disseto, bagno teste, gioco, tengo calmi i
miei piccoli campioni.


Adrenalina a secchi, trovo così il tempo per cazziare un nostro
genitore-tifoso perché a fine partita, per festeggiare la
vittoria, lancia una bottiglietta d'acqua in campo.
Chiedo scusa agli avversari per il gesto: questo è Rugby,
non calcio!!

Una dopo l'altra cadono in sequenza
Cus Torino (allenati da un mio ex compagno di squadra...ironia
del destino!), Vicenza, Casale, Val Sugana, Castellana
e arriviamo così a guardarci in faccia: siamo in finale...
in finalissima, quella per il primo e il secondo posto!


Stefano mi si avvicina: Abbiamo vinto Bobo? Ci danno la coppa
adesso?
No Stè, manca l'ultima partita...l'ultima partita!

Loro non lo sanno, per loro è una domenica qualunque.

Li portiamo a pranzo, io e il coach Franchi, in mensa ci saranno 2000 ragazzini, i nostri hanno diritto di precedenza...
devono andare a Monigo, nello stadio del Benetton Treviso Rugby,
hanno una finale da giocare.
Non ci penso.
Taglio hamburger, apro bottigliette d'acqua, sbuccio mele,
tengo l'ordine...non ci penso!

Ore 13:40, scendiamo dal pullmann, di nuovo tutti insieme, in fila, come le squadre vere, il capitano davanti, come nelle
squadre vere.

Entriamo nello spogliatoio del Benetton Treviso che è vuoto ed
immensamente enorme!
Non avevo mai visto uno spogliatoio così. Silenzioso. Quadrato.
Enorme. Firme di campioni sui muri. Le fotografo. Il silenzio.
9 ragazzini seduti su panchine da adulti.
In così tanto spazio sembrano ancora più piccoli.

Il coach Franchi li porta a vedere la vasca del ghiaccio,
la vasca in cui i giocatori veri, dopo le partite vere, si
immergono in acqua e ghiaccio per limitare i danni causati
dai colpi subiti.
Io sistemo acqua, cioccolata, borse, tute...mi occupo della
logistica insomma.

Leo torna da me, gli occhi spiritati, così piccolo immerso in
tutto quello spazio attorno e mi dice:

Bobo, Bobo, di là c'è una vasca enorme dove possiamo fare il
bagno nella coca cola col ghiaccio.

Si Leo, sarà così, solo se vi sarete divertiti tanto tanto, ok?
Si Bobo, ok!

Loro non lo sanno, per loro è una domenica qualunque.

Dietro gli occhiali scuri occhi sono lucidi...come da
stamattina alle 10, circa. Mi controllo, ce la faccio.

Arriva l'arbitro per fare il riconoscimento, un rituale formale
cui le Piccole Canaglie mai si sono sottoposte prima.
Il capitano è un tipo sveglio, ha 6 anni appena compiuti ma sa già
leggere e chiama uno a uno, leggendone il nome dalla distinta,
il nome dei compagni.
La sua voce rimbomba in tutto quello spazio.

Entriamo in campo, i due schieramenti su due file parallele,
i bimbi mano nella mano tra avversari, per primi i capitani,
come nelle squadre vere, vanno a giocare a rugby.
Io per ultimo, occhiali scuri indosso, occhi lucidi dietro,
borsa dell'acqua in mano.


Guardo gli spalti...7000 persone applaudono questi piccoli
lottatori che non sanno che tutta quella gente è lì per loro,
per loro è una domenica qualsiasi, l'erba soltanto è un po'
più morbida e verde del solito.
Sono teso, parecchio teso!

Fischio di inizio!!!

Gli avversari sono tosti, fanno pressione, ripartono veloci, non
ci lasciano giocare. I nostri placcano, come sempre, recuperano
palloni, attaccano e finalmente vanno in meta!
Sugli spalti esplode la gioia della famiglia Fiume..li sento.
La battaglia continua, 12 ragazzini, 6 contro 6, i loro occhi
visti dal campo sembrano occhi adulti: tensione, grinta, dolore,
sorpresa, delusione, esaltazione...si vede tutto dentro i loro
occhi!
Seconda meta per le Piccole Canaglie...è fatta! Dai che è fatta!
Non mollano! Gli avversari hanno cuore, sanno lottare, pressano,
ci mettono in difficoltà, segnano una meta!
Mi spavento, vedo i fantasmi, incito i miei eroi, batto 5 da
bordo campo, sono un lupo in gabbia!






Palla nostra, avanziamo, bel sostegno.
L'allenatore avversario urla a uno dei suoi "sfondalo, sfondalo".
Gli salto quasi addosso, a 1 centimetro dal naso, l'indice sotto
il mento: "Placcalo!! Non sfondalo! Hai capito?"
Massimo intuisce il momento e mi porta via...grazie Max!
L'azione finisce, Matteo vola in meta: 3 a 2 per noi.
Ma quelli no, non sono arrivati sin qua per niente ma per
vendere cara la pelle e così arrivano al pareggio!
3-3

Mancano due minuti alla fine, io sto delirando e penso che finirà
male, che gli avversari segneranno all'ultimo secondo.
Simone prende palla, fila via sulla fascia, è grosso ma lento,
lo placcano, resiste e resta in piedi, pesta sulle gambe, mostra
i denti e pesta ancora sulle gambe, vedo i suoi occhi che
guardano la linea di meta, si lascia cadere, le braccia tese.
E' meta! E' meta!
Manca un minuto...serve solo fare pressione, come sempre,
per un minuto ancora.
Dateje forte, ancora per un solo minuto.

















Altro fischio, dell'arbitro...cazzo è finita!
4-3 per le Piccole Canaglie!

Esplodo a piangere, alzo i pugni al cielo e guardo il pubblico
come se lui stesse guardando me, come se quella vittoria fosse
la mia



Piango, per 20 minuti non riesco a fare altro, li abbraccio

tutti e piango.






Devo isolarmi, stare da solo,
ho bisogno di stare da solo.
Ho bisogno di pensare ai miei ex compagni di squadra, ho
bisogno di ricordare i momenti belli passati con loro, devo
pensare a quando mi venivano a cercare nei bar tra bicchieri
e signorine per portarmi al campo ad allenarmi.
Ho bisogno di realizzare che mio figlio è in campo con me e che
gli auguro una crescita più serena della mia.

Ho bisogno di realizzare che mio figlio è il capitano
di questa squadra, che era lui a leggere quella distinta negli
spogliatoi, che adesso lui ha vinto qualcosa, che io ho

vinto qualcosa grazie a lui...che ironia! Che goduria!

Piango, singhiozzo, mi si avvicina Mattia, il più piccolo,
poco più di un metro d'altezza per 20 kg di peso, un leone in
campo, il rugby scolpito in volto e mi dice:

Perchè piangi Bobo?

Cerco di calmarmi, gli indico gli spalti e il pubblico che lui
guarda stupito, forse li vede solo adesso.




Gli dico che tutta quella gente è venuta per vedere loro, per
assistere alla loro partita, che vincendola hanno fatto qualcosa
di grande, che mi hanno regalato una gioia immensa, che il suo
papà non vede l'ora di abbracciare Mattia, il campione, e che in mezzo a tante squadre, provenienti da tutta Italia,  alcune anche famose, tutti guardano loro, i marzianetti dell'U6, nella loro divisina rossa e blu che dal paesello, Fiumicino, hanno iniziato a far dire a tutti
"Eccoli, arrivavano i Campioni!"

Ma loro tutto questo non lo sanno, per loro è una domenica 
qualunque, loro hanno solo giocato a Rugby!!


domenica 14 luglio 2013

Un'altra cosa che ho perso


Adoro questa canzone!!




Non che sia un gran capolavoro, non è certo...che so...
Riders on the storm!
Però è scritta e cantata con rabbia, con malinconia, con dolore
e queste sono tutte componenti della vita di tutti noi.
Chi non ha perso qualcosa o qualcuno?!

L'autore, è evidente, parla di una donna, di un affetto che ha
deciso di...cambiare strada, giocare un altra partita.
A un certo punto della canzone però compare il concetto di
"sostituzione"...ohibò...perdinci...checazzo!!!
Come si fa a sostituire una persona??
L'intento, è ovvio, è quello di ferire chi se ne è andato


relengandolo appunto al ruolo di cosa anzichè di persona.

Tutti i giorni perdiamo qualcosa. Tutti i giorni quel qualcosa
viene rimpiazzato, sostutuito da altro...è il fottuto concetto
dell'effetto giroscopico che tiene in equilibrio no, non una
moto, ma la nostra esistenza.

Non riusciamo a percepire tutto ciò, siamo troppo immersi nel
piacere di aver trovato o nella disperazione di aver perso per
riuscire a percepire che in realtà...panta rei, tutto scorre,
tutto muta.

Disperati! Ecco come ci riduce il dolore. Però è sufficiente
trovare la forza per andare avanti, per essere normali, per
alzarsi la mattina, che sarà la vita stessa a ricucire gli
strappi del cuore.

Nonnino diceva "il tempo è galantuomo"...bella nonno!

Sono anni che giorno dopo giorno perdo un pezzo di questa vita
mia...lentamente, inesorabilmente, ciecamente oserei direi.
Altre "cose" sono arrivate e altre ne attendo, con fiducia, con forza, con speranza.

Io sono solo ma...voglio vivere!!!!!!!!!!!!!!!

sabato 13 luglio 2013

Giochi pericolosi

Far male ad una persona...è un attimo!
Non è come in campo, dove le regole sono chiare, pulite,
condivise, accettate.
La vita è un gioco e ognuno gioca il proprio senza coscienza
alcuna delle regole altrui.
Gli scontri in campo sono regolamentati e giudicati da enti
preposti, autorevoli e rispettati.
Non altrettanto si può dire degli incontri che la vita ci offre. Capita, così, di infliggere placcaggi durissimi col solo intento
di...presentarsi!
Questione di regole...diverse...non condivise.
Nemmeno conta l'involontarietà, conta solo il dolore causato.

mercoledì 10 luglio 2013

Cose inspiegabili

Succedono cose inspiegabili in questa vita mia...
ma forse in quella di tutti.
Capita quindi di salire in paradiso e scendere all'inferno,
ma anche viceversa, in così rapida sequenza che nemmeno ci
se ne rendo conto.
"Abbiamo poco in comune" mi hai detto....ma che cazzo ne sai?!?!
Sai quello che ti ho detto, nulla più! E quello che ti ho detto
non è del tutto vero.
Quindi...si, è colpa mia, su questo hai ragione.

Succedono cose inspiegabili in questa vita mia.

Però alla fine è giusto così, ti ho fatto vedere benzina e cerini
e giustamente hai pensato al fuoco.

Addio, certo...normale, sappi però che...che cazzo ne sai tu di
me?! Solo ciò che ti ho fatto vedere...tu, i tuoi occhi, hanno visto nulla.

Succedono cose inspiegabili in questa vita mia.

mercoledì 3 luglio 2013

Vinti dal destino

Roma, ore 18, grande raccordo anulare,
una Moto Guzzi in prima corsia, sesta marcia, un pelo di gas,
90 kmh...scarsi!
Visiera del casco aperta, mano sinistra sulla coscia sinistra
occhio vigile sullo specchio sinistro: il raccordo è una giungla,
tocca gurdarsi le spalle, onde evitare di trasformarmi in un
mazzolino di fiori, con tanto di dedica, sul guard rail.

Sto tornando a casa, osservo il traffico cui spesso appartengo,
sfrecciare nervosamente. Tutti presi a correre...
ma dove cazzo stiamo andando se poi il destino può fare
come gli pare?!

I pensieri roteano nel casco come uno sciame di moscerini
intorno a un lampione: impossibile contarli!
La riga bianca è lì, sulla mia destra, traccia la via, al
contempo mi ricorda che oltre non posso andare...
vincoli, maledetti vincoli!

Viviamo in una gabbia e la fottuta ironia è che ce la siamo
autocostruita, arredata persino, evitando aperture sull'esterno
così da evitare il contatto alieno.
Si ma l'aria? Quella serve: una fessura va lasciata.
Ed ecco il fottuto punto debole.
E' da lì che entreranno, è da lì che ti attaccheranno,
è da lì che cercheranno di distruggere tutte le tue certezze,
è da lì che cercheranno di distruggere la mia gabbia.
Oh cazzo!!! Ma allora forse...